No Tav,dietrofront dei manifestanti
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No Tav,dietrofront dei manifestanti
No Tav,dietrofront dei manifestanti
"Basta marce, quel treno porta lavoro"
A due anni dai blocchi stradali, dalle proteste e dalle barricate per protestare contro la linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa, i no-Tav cambiano idea e si pentono. "Quel treno ci porterà lavoro", dicono alcuni abitanti della zona, mettendo in discussione l'antica dura presa di posizione contro la Torino-Lione. Altri invece devono farsi ancora un'idea sulla questione, ma non vogliono più scendere in piazza.
"Anch'io non scenderei più in piazza - dice al Corriere della Sera Antonio Ferrentino, sindaco capopopolo delle proteste no-Tav -. E centinaia di persone me lo vengono a dire: 'Ho marciato, ma ora on marcerei'". Ma cosa è cambiato dal caldo autonno delle proteste contro la linea ad alta velocità? Molti sembrano essersi pentiti e intravedono nella Tav una irrinunciabile risorsa per non rimanere isolati e per ridare fiato all'economia della valle. "E' finito il tempo di urlare moriremo tutti d'amianto, ora si parla di ragioni vere e priorità. - spiega Ferrentino -. Non possiamo condannare la valle alla marginalità". Gli fanno eco alcuni commercianti, convinti che la Torino-Lione potrebbe portare lavoro, e anche gli altri sindaci della zona, ora più possibilisti sul progetto.
Qualche perplessità, lieve, rimane ancora sul maxi-tunnel. "Non è prioritario, ma se servirà ne discuteremo - dice Ferrentino -. Un referendum che non riduca tutto al No-Tav o sì-Tav ci riserverebbe sorprese". Della stessa opinione è anche il primo cittadino di Venaus, Nilo Durbiano. "Quel tunnel oggi continua a non servire, nemmeno se sbuca a Chiomonte - spiega -. Ma non mi sento di dire che tra 30 anni sarà ancora così. E la strada per capirlo non è più la piazza".
Nel partito dei pentiti ci sono molte categorie, soprattutto commercianti, artigiani e imprenditori, spaventati da una situazione lavorativa semrpe più difficile. "Quelli che iniziano a pensare alla Tav sono tanti", dice Rodolfo Greco, della Cgil-Fillea. "Quelle barricate ci hanno fatto male. - aggiunge il presidente dell'Ascom Marco Cosa -. La Tav invece può farci bene, e non solo grazie ai suoi cantieri".
Le speranfe dei pro-Tav sono tutte nel piano strategico che dovrebbe essere messo a punto dall'osservatorio tecnico. Con la crisi di governo il tavolo politico però è stato rinviato e il mandato pure e la Torino -Lione rischia di bloccarsi ancora. Questa volta però non per le proteste dei cittadini.
preso da TGCom.
"Basta marce, quel treno porta lavoro"
A due anni dai blocchi stradali, dalle proteste e dalle barricate per protestare contro la linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa, i no-Tav cambiano idea e si pentono. "Quel treno ci porterà lavoro", dicono alcuni abitanti della zona, mettendo in discussione l'antica dura presa di posizione contro la Torino-Lione. Altri invece devono farsi ancora un'idea sulla questione, ma non vogliono più scendere in piazza.
"Anch'io non scenderei più in piazza - dice al Corriere della Sera Antonio Ferrentino, sindaco capopopolo delle proteste no-Tav -. E centinaia di persone me lo vengono a dire: 'Ho marciato, ma ora on marcerei'". Ma cosa è cambiato dal caldo autonno delle proteste contro la linea ad alta velocità? Molti sembrano essersi pentiti e intravedono nella Tav una irrinunciabile risorsa per non rimanere isolati e per ridare fiato all'economia della valle. "E' finito il tempo di urlare moriremo tutti d'amianto, ora si parla di ragioni vere e priorità. - spiega Ferrentino -. Non possiamo condannare la valle alla marginalità". Gli fanno eco alcuni commercianti, convinti che la Torino-Lione potrebbe portare lavoro, e anche gli altri sindaci della zona, ora più possibilisti sul progetto.
Qualche perplessità, lieve, rimane ancora sul maxi-tunnel. "Non è prioritario, ma se servirà ne discuteremo - dice Ferrentino -. Un referendum che non riduca tutto al No-Tav o sì-Tav ci riserverebbe sorprese". Della stessa opinione è anche il primo cittadino di Venaus, Nilo Durbiano. "Quel tunnel oggi continua a non servire, nemmeno se sbuca a Chiomonte - spiega -. Ma non mi sento di dire che tra 30 anni sarà ancora così. E la strada per capirlo non è più la piazza".
Nel partito dei pentiti ci sono molte categorie, soprattutto commercianti, artigiani e imprenditori, spaventati da una situazione lavorativa semrpe più difficile. "Quelli che iniziano a pensare alla Tav sono tanti", dice Rodolfo Greco, della Cgil-Fillea. "Quelle barricate ci hanno fatto male. - aggiunge il presidente dell'Ascom Marco Cosa -. La Tav invece può farci bene, e non solo grazie ai suoi cantieri".
Le speranfe dei pro-Tav sono tutte nel piano strategico che dovrebbe essere messo a punto dall'osservatorio tecnico. Con la crisi di governo il tavolo politico però è stato rinviato e il mandato pure e la Torino -Lione rischia di bloccarsi ancora. Questa volta però non per le proteste dei cittadini.
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